Siamo consapevoli che la storia di una città, fatta di solidarietà e di innovazioni sociali, non è solo il passato. Anche oggi continua e agisce in modi discreti, semplici, vigorosi, da meglio conoscere e riconoscere.
Qual è oggi il presente di questa storia?
Quanti e dove sono impegnati a costruirla ogni giorno?
Con quali capacità, carismi, missioni?
A quali problemi danno risposta?
Quali bisogni ancora non hanno ascolto?
Cosa ci insegnano le molte esperienze con radici nel passato e tuttora vive e attive nella città?
Le storie di innovazione sociale continuano anche oggi ad affrontare i problemi “con i poveri”, nelle emergenze esistenziali, nelle precarietà, nelle mancanze di lavoro, nelle molte necessità quotidiane.
Le risposte non mancano e si arricchiscono in dialogo. È bello condividerle, vederle distribuite nei quartieri, riconoscerle nella mappa delle opportunità presenti in città. È importante capire quanto e come l’accoglienza dei poveri si è ramificata in tante forme di aiuto, capire quanto ci sia bisogno di risposte essenziali, fatte di beni necessari per vivere, per necessità primarie, per orientarsi, avere sostegno e possibilità di ripartire.
Anche oggi chi è in prima linea per la carità e la giustizia è promotore di nuove socialità, contribuisce a prepararle e renderle possibili, con soluzioni che non riguardano (come qualcuno potrebbe pensare) il bene dei poveri, ma il bene di tutti. È servizio di una socialità, riduce le disuguaglianze, offre maggiori possibilità a tutta la città, a quanti ci vivono, alle nuove generazioni. Tra i primi interessati a questa sfida ci sono le istituzioni pubbliche. Per statuto fondativo ai diversi livelli sono chiamate a costruire il bene comune. La Costituzione chiede loro di promuovere la giustizia, di ridurre le disuguaglianze, di valorizzare le capacità, di costruire la pace, di chiedere alla sussidiarietà di essere servizio di socialità responsabile, inclusiva, rendendo possibili nuovi incontri tra carità e giustizia.
Il principale risultato di questo sforzo sarà la “mappa delle capacità” pubbliche e private, ecclesiali e civili. Insieme sono realtà e potenzialità, per fare la differenza tra un presente molto difficile e un futuro da accendere con la speranza, valorizzando il prendersi cura dei bisogni umani fondamentali, anche in una società inquinata dai pregiudizi e dalle paure. Per questa ragione è meno in grado di affrontare questa sfida con la forza necessaria per vincerla.
La mappa consentirà anche di evidenziare i vuoti da colmare e le collaborazioni da migliorare, per non sprecare le possibilità a disposizione. Sarà strumento a disposizione di tutti, per riflettere, capire, orientarsi, intuire, investire nei “Cantieri di carità e giustizia”. Sarà inoltre utile e necessaria per verificare i frutti sociali conseguiti, per valutare i risultati dei cantieri e i benefici conseguiti a vantaggio dei più deboli. Sarà soprattutto strumento necessario per organizzarli e costruire beni comuni, con pratiche di lotta alla povertà “con i poveri” e farne il punto di maggiore sfida.